C’è un rapporto tra Proverbi 8:22 e Cristo? Se sì, qual è?

Qualcuno mi ha scritto il seguente: chiedo “alcune informazioni riguardo al tema della sapienza nell’Antico Testamento, in rapporto al concetto di creazione (Dio crea il mondo che prima non c’era). Considerando che Dio ha creato servendosi della sapienza come architetto, chiedo se questa sapienza sia anch’essa una creatura di Dio, fosse anche la prima o la più importante, attraverso la quale poi Dio stesso ha creato il mondo, oppure se esisteva già con Dio (era eterna come lui, per intenderci) ancor prima che fosse creato il mondo e dunque non farebbe parte delle cose create da Dio. Credo che in generale la Scrittura dica con una certa chiarezza che la sapienza è sempre stata con Dio, Dio la possedeva già in se, in qualche modo come facente parte di se stesso.”
In questo caso credo sia utile semplicemente tradurre e riportare integralmente un’ottima sezione della Bibbia da studio curato da Wayne Grudem. La domanda è buona e la questione è complessa, ma credo che la seguente citazione dia la materia prima a chi ha fatto la domanda ad approfondire ulteriormente.

“Personfied Wisdom and Christ” (pp. 1132-3), da “Introduction to Proverbs”, in ESV Study Bible, Crossway, Wheaton 2007, a cura di Wayne Grudem.

“Il libro dei Proverbi consiglia che si persegua la ‘sapienza’, raffigurandola come una virtù. In quattro poesie nei capp. 1-9, la sapienza è anche personificata come una donna nobile che si dovrebbe perseguire: 1:20-33; 3:13-20; 8:1-36; 9:1-18 (rispetto a Donna follia). La poesia del cap. 8 sembra andare oltre una personificazione nel descrivere un personaggio (ingl. “personalilty”), il che ha suscitato dibattiti se sia giusto vedere in essa una descrizione di Cristo.”

“Nei primi secoli del cristianesimo fu largamente accettato che Cristo fu l’incarnazione della Sapienza descritta al cap. 8. La traduzione di 8:22 della Septuaginta fu interpretata, ‘il Signore mi ha creato’ (…[anche se] il greco forse non è così specifico), e così gli ariani (che negarono la divinità di Cristo) trovarono qui una prova che il Logos (la ‘Parola’ di Giovanni 1:1) fu una creatura e non Dio. Tuttavia Atanasio, in difesa della divinità di Cristo, interpretò tale testo come un riferimento all’incarnazione di Cristo e non alla sua preesistenza. [Una resa più corretta del vocabolo ebraico qanah sarebbe ‘posseduto’; cfr. Diodati “possedeva” e Nuova Diodata “possedette”]. Questo versetto significa che la sapienza è il carattere di Dio per il quale egli creò (cfr. 3:19), e quindi non dovrebbe essere vista come una sua creatura; questa è la sapienza che egli dà a chi accetta di imparare dal libro dei Proverbi. Di conseguenza, nessuna delle due parti, rifacendosi entrambe alla Septuaginta, ebbe una comprensione corretta dell’originale testo ebraico.”

“Tuttavia, pare che Proverbi 8 abbia influenzato (ingl. “played a role”) nel modo in cui autori neotestamentari descrissero Cristo. La frase di Paolo in Colossesi 1:17, ‘prima di ogni cosa’, pare attingere da Proverbi 8:23-26, ripetendo il suo vocabolo ‘prima’. La sapienza in Proverbi 8 pare essere un personaggio (ingl. “personality”) – anzi, pare essere ciò che sarebbe la razionalità se essa fosse una persona – per mezzo del quale Dio fece il mondo. Questo è simile al Salmo 33:6, ‘I cieli furono fatti dalla parola del SIGNORE’ [CEI 32:6]. Gli autori neotestamentari sviluppano ulteriormente quest’idea in testi come Giovanni 1:1-3; Colossesi 1:16-17; e Ebrei 1:3, 10-12. Tutti questi versetti insistono che Gesù Cristo è l’incarnazione di quella persona divina tramite la quale Dio fece il mondo.”

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