Come predicare i salmi messianici

Sto leggendo Preaching the Old Testament a cura di Scott M. Gibson. Oltre all’interesse nel tema trattato, l’ho comprato per almeno due motivi: è dedicato a Walter Kaiser e un capitolo è stato scritto dal mio professore di ebraico e aramaico, Dennis Magary. Kaiser è stato l’Academic Dean (preside di facoltà) di Trinity Evangelical Divinity School (Deerfield, Illinois) quando cominciai a studiare lì. Il libro si prefigge di insegnare come bisogna predicare l’Antico Testamento. Mi hanno colpito molte cose in questo libro, una delle quali menziono in questo post.

Duane A. Garrett tratta i cosiddetti salmi messianici, ovvero quelli che in qualche modo riguardano il Messia che doveva venire. Usando come esempio il salmo 23 [il salmo 22 nella Bibbia cattolica], egli parla del motivo per cui è importante predicare sia il significato originario sia quello che ha avuto il suo compimento con l’arrivo del Messia, Gesù Cristo. Garrett scrive (pp. 114): “è fondamentale capire che i salmi messianici continuano ad avere un significato sia all’interno dell’Antico Testamento sia come ‘indicatori’ [pointers] al Nuovo Testamento. Da una parte, il salmo 23 descrive la fiducia di Davide nel Dio di Israele; dall’altra, esso trova il suo pieno compimento in Gesù [basti pensare, per esempio, a Giovanni 10]. Il predicatore non dovrebbe permettere che uno dei due aspetti del salmo renda oscuro l’altro.” Ben detto!