Cosa comporta per un italiano studiare teologia all’estero? Un’intervista con Davide Giorgi (DTS)

Ho posto 10 domande a Davide Giorgi, neolaureato (ThM, Master of Theology) presso Dallas Theological Seminary (DTS). Davide è nato e cresciuto in Italia.

1. Come è stata la tua esperienza in Italia prima di andare all’estero a studiare? Per esempio, dai qualche esempio dei ministeri in cui sei stato impegnato. Prima di partire per gli Stati Uniti ho avuto l’onore di collaborare con la Chiesa Logos fin dalla sua fondazione. Ho servito principalmente nei ruoli di worship (lode) leader e small group leader (piccoli gruppi). Oltre a ciò ho avuto modo di lavorare come tirocinante presso Agape Italia in un programma di formazione di leadership e nelle varie attività legate alla loro presenza nei campus universitari di Firenze.

2. Perché hai deciso di studiare all’estero? Perché hai scelto specificamente Dallas Theological Seminary? Fin da adolescente volevo prendermi del tempo per studiare più approfonditamente le Scritture. La scelta di studiare all’estero ed in modo particolare a DTS è stata piuttosto facile per me. Quando ho paragonato i diversi programmi dei seminari, il Th.M. (Master of Theology) offerto da DTS sembrava quello che offriva una preparazione più a 360 gradi. In modo particolare, era un programma che dava molto spazio allo studio delle lingue bibliche.

3. Quali sono state le sfide culturali che hai incontrato studiando all’estero? Dai qualche esempio. La cultura americana è molto diversa da quella italiana. Non mi piace generalizzare ma, in quella che è stata la mia esperienza, una differenza che salta subito all’occhio è decisamente legata alla gestione del tempo. Negli Stati Uniti tutto sembra dover essere pianificato in anticipo e c’è decisamente meno spazio per programmi improvvisati. Questo aspetto purtroppo viene fuori anche nel campo relazionale in cui a volte si ha più l’impressione di essere un appuntamento sull’agenda di qualcuno piuttosto che un amico.
4. Quali sono state le sorprese positive dello studio all’estero? Sicuramente un senso di appartenenza. Ciò che voglio dire con questo è che al termine del proprio percorso di studi non ci si sente solo un altro laureato/a ma anche in qualche modo parte del retaggio dell’istituzione. Le università americane (cristiane e non) a mio avviso fanno un ottimo lavoro nel creare questo senso di appartenenza nei loro studenti tramite numerose attività a cui l’intero corpo studentesco è invitato a partecipare.
5. Come ti sei trovato a studiare a DTS? Dai qualche esempio dei tuoi corsi preferiti. Studiare a DTS non è stata una passeggiata nel parco. DTS è un’ottima scuola ma è senza dubbio una scuola che fa lavorare molto i propri studenti, ciononostante ne vale decisamente la pena! Alcuni dei miei corsi preferiti sono stati i corsi di predicazione, dove aldilà dello studio delle varie tecniche di preparazione dei sermoni c’è ampio spazio per gli studenti di confrontarsi gli uni con gli altri ed esprimere suggerimenti ed apprezzamenti per il lavoro fatto; ed i corsi di teologia in cui dopo aver studiato a fondo il testo biblico nel suo contesto si distillano le “dottrine” e se ne esprime la loro importanza pratica.
6. Puoi darci un esempio di uno o due professori che hanno avuto un impatto positivo sulla tua vita, magari uno per l’aspetto accademico e un altro per l’aspetto spirituale? Questa è forse la domanda più difficile, è come chiedere ad un bambino di scegliere fra mamma e papà. Ho un debito di gratitudine immenso verso tutti i miei professori e posso dire che senza eccezione alcuna ho avuto modo di imparare non solo dalla loro straordinaria preparazione accademica ma anche dalla loro sorprendente umiltà e maturità come uomini e donne di fede. Menzionare uno o due nomi mi sembrerebbe mancare di rispetto agli altri.
7. Come è stata l’esperienza di amicizia e di comunione fraterna con gli altri studenti e con le altre studentesse? I miei amici durante il mio periodo di studi a DTS sono stati probabilmente una delle benedizioni più grandi in questo periodo di formazione. Come ho già accennato il percorso quadriennale del Th.M. è piuttosto provante dal punto di vista accademico (ancor di più se lo si affronta nella propria seconda lingua e come studente lavoratore). Avere dei volti amici con cui ridere, prendersi una pausa, condividere i propri momenti di scoraggiamento e bisogni di preghiera oppure esplorare le implicazioni di una qualche verità biblica non ha prezzo.
8. Hai fatto anche un tirocinio da qualche parte? Faceva parte obbligatoria del ThM a DTS? Racconta qualche “alto” e qualche “basso” del tirocinio. Come credente cresciuto quasi sempre in ambienti pionieristici (piccole chiese in fase di crescita) è stato molto interessante per me trovarmi a lavorare come tirocinante del pastore senior (il pastore principale) in una chiesa di una qualche migliaia di fedeli. Sicuramente l’aspetto affascinante di lavorare in ambienti così grandi è l’essere parte di un enorme gioco di squadra in cui ognuno mette sul tavolo i propri talenti e contribuisce a creare qualcosa di meraviglioso. Forse un po’ più provante è l’aspetto relazionale. Per chi è sempre cresciuto con l’idea di chiesa come famiglia in cui tutti si conoscono e tutti ti salutano, ritrovarsi come un puntino sperduto in una platea di migliaia di persone è un cambiamento molto forte.
9. Consiglieresti ad altri italiani di studiare a DTS? Se sì, perché? Quali consigli pratici potresti dare a eventuali studenti o studentesse italiani per l’esperienza (studio e vita sul campus) a DTS? Decisamente si, se sono seri e fortemente motivati a perseguire una solida formazione teologica. Avere l’opportunità di studiare con esperti biblici mondiali non ha prezzo. Non solo, ma DTS ha un incredibile tesoro di risorse nella propria libreria, che è un po’ il sogno di ogni accademico. Il consiglio che do ad ogni potenziale futuro studente è di non sottovalutare mai la formazione che avviene aldilà delle quattro mura della classe. A parte pochissime eccezioni, la maturità cristiana è qualcosa che avviene sempre nel contesto della comunità cristiana e per il beneficio della stessa. In altre parole, studia sodo ma trova il tempo di uscire e parlare con i tuoi amici!
10. In che modo lo studio e l’impegno all’estero ti ha equipaggiato per il ministero in Italia? Quali sono i tuoi piani attuali per il ministero? Il beneficio più grande dello studiare ad un qualsiasi seminario è probabilmente quello di uscire con una visione equilibrata e comprensiva della propria fede. Mi piace spesso usare l’espressione che il seminario ti dà la mappa di un campo minato. Ciò che voglio dire con questo è che, fra tutte le discipline di cui ho conoscenza, la teologia è forse la più delicata. Infatti ci sono molte verità che sono in “tensione” fra di loro (per esempio, la sovranità di Dio e la responsabilità umana, l’amore di Dio e la santità di Dio, ecc.). Un approccio superficiale allo studio teologico tende quasi sempre a cercare di risolvere o eliminare queste tensioni con potenziali effetti devastanti che si ripercuotono nelle pratiche di chiesa e nella vita personale dei credenti. In questo senso, una preparazione formale fornisce una “mappa dei rischi” e prepara (o per lo meno dovrebbe preparare) anche ad un dialogo più sereno con coloro che mantengono posizioni teologiche diverse dalle proprie. Dio volendo vorrei rientrare in Italia fra una decina di mesi. Nel frattempo sono impegnato in un programma per pastori che vogliono lanciare nuove chiese. Il mio desiderio sarebbe quello di rientrare a Firenze e veder crescere la chiesa Logos ancora di più, ma anche veder nascere un’altra chiesa a Firenze. In questo senso apprezzerei anche le vostre preghiere per una maggiore chiarezza e direzione da parte di Dio.
Ecco un sermone che David ha predicato alla Chiesa Logos nel gennaio 2012.