Dio vuole che i cristiani osservino le feste ebraiche?

Rosemarie ha scritto: “perché nell’Antico Testamento, relativamente alle prescrizioni che Dio dà al suo popolo sulle feste o sulle regole da seguire sul cibo ecc., egli aggiunge la parola ‘per sempre’. Cioè Dio esorta il suo popolo a rispettare lo shabbat, ad esempio, o a rispettare le feste per sempre. Sappiamo che con Gesù tutto è compiuto, ma, perdoni la banalità della mia domanda, perché il Signore non ha comandato questo ‘fino all’arrivo del Messia’? Il ‘per sempre’ davvero mi crea una certa confusione. Perdoni la mia ignoranza, sono giovane nella fede e in internet gira di tutto!”

La domanda di Rosemarie è importante. La risposta riguarda il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Patto.

Anzitutto riportiamo qui qualche esempio delle cose specifiche da lei menzionate.

Sull’osservanza perpetua della pasqua (una festa ebraica). Esodo 12:14: “Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una festa in onore del SIGNORE; lo celebrerete di età in età come una legge perenne [‘olam].” Qui può sembrare che Dio intenda la pasqua come una festa ‘per sempre’.

Sull’osservanza perpetua del sabato (o shabbat). Esodo 31:16: “I figli d’Israele quindi dovranno osservare il sabato, lo celebreranno di generazione in generazione, come un patto perenne [‘olam].” E qui può sembrare che Dio voglia la stessa cosa in merito all’osservanza del sabato (su questo cfr. in particolare Interpretazione dell’Antico Testamento alla luce del Nuovo).

Guardiamo altri esempi che riguardano altre pratiche dell’Antico Patto, ma che hanno sempre la dicitura ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam).

Levitico 7:34: “Infatti, dai sacrifici di riconoscenza offerti dai figli d’Israele, io prendo il petto dell’offerta agitata e la coscia dell’offerta elevata, e li do al sacerdote Aaronne e ai suoi figli per legge perenne [‘olam], che sarà osservata dai figli d’Israele”. Qui può sembrare che il sacerdozio di Aaronne e i suoi discendenti andrà avanti per sempre.

Levitico 24:8-9: “8 Ogni sabato si disporranno i pani davanti al SIGNORE, sempre; essi saranno forniti dai figli d’Israele; è un patto perenne [‘olam]. 9 I pani apparterranno ad Aaronne e ai suoi figli ed essi li mangeranno in luogo santo; poiché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici consumati dal fuoco per il SIGNORE. È una legge perenne [‘olam].” E qui può sembrare che ci saranno per sempre i cosiddetti pani della presentazione (v. 8) e il diritto perenne di consumarli da parte di Aaronne e i suoi discendenti.

Cosa sta succedendo qui? Perché ci sono cose apparentemente ‘per sempre’ che, alla luce del Nuovo Patto, vengano viste invece come provvisorie? La risposta è che Dio vuole che noi ragioniamo sul rapporto tra i due patti. Nello specifico egli vuole che riflettiamo sul significato di ‘per sempre’, perenne (in ebraico ‘olam) in questi versetti e versetti simili con un criterio ben specifico. Qual è il modo in cui il Nuovo Testamento ci aiuta a capire una delle funzioni più importanti dell’Antico Testamento? Detto in un altro modo: ci sono indicazioni chiare, trovate nel Nuovo Testamento, che indicano che Dio non aveva mai voluto che certe cose fossero osservate ‘per sempre’?

Troviamo la risposta in più brani del Nuovo Testamento, tra cui i seguenti.

Colossesi 2:16-17: “16 Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, 17 che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo.”

Ebrei 8:13: “Dicendo «un nuovo patto», egli [Dio] ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.”

Ebrei 10:1: “1 La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio.”

Questi versetti ci forniscono una chiave di lettura per il modo in cui dobbiamo interpretare determinati riti, istituzioni, ecc. dell’Antico Patto (per esempio, l’intero sistema sacrificale). E qual è? Che le osservanze veterotestamentarie (= dell’Antico Testamento) di questo tipo fossero provvisorie. Avevano l’obiettivo di insegnarci e di segnalarci che le cose da esse simboleggiate si sarebbero concretizzate solo in un tempo futuro, cioè con l’arrivo di Cristo e il Nuovo Patto inaugurato con il suo sangue.

Questo vuol dire che il rapporto tra Antico e Nuovo Patto è quello di promessa e adempimento, di simbolo e di realtà. L’Antico promette e simboleggia; il Nuovo adempie e incarna le realtà simboleggiate dall’Antico. Sappiamo questo leggendo il Nuovo Testamento il quale, appunto, adempie l’Antico. Nota 1.

Infine un commento di carattere pratico. Se fosse così importante che noi credenti del Nuovo Patto continuassimo a osservare le feste ebraiche, perché Dio non avrebbe incluso un’esortazione al riguardo nel Nuovo Testamento, il quale contiene 1.636 imperativi? (Un imperativo è un comando: fai questo, fai quello.)

Spiego diverse di queste cose nel seguente blocco di sermoni nella serie, Ebrei. Cristo è superiore. Per ciascuno di questi sermoni ci sono video, audio e appunti scaricabili:

14 Gesù Cristo, Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec, Ebrei 7:1-10

15 Gesù Cristo, la nostra certezza, Ebrei 7:11-25

16 Gesù Cristo, il sommo sacerdote perfetto, Ebrei 7:26-28

17 Nel Nuovo Patto c’è il perdono permanente di Dio, Ebrei 8:1-13

18 Gesù Cristo, il semaforo verde di Dio, Ebrei 9:1-14

19 Il peccato, la morte e il sangue, Ebrei 9:15-28

20 Gesù Cristo, Il sacrificio perfetto, Ebrei 10:1-18

E’ attinente anche:

40 Per fede Mose’ celebra la Pasqua, Ebrei 11:28

Qui invece ci sono altre due risorse che parlano del rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento (Interpretazione dell’Antico Testamento alla luce del NuovoPerché non sono un dispensazionalista, la dispensa per questo sermone) e un post collegato.

Nota 1. Ma attenzione: in certi casi ci sono già indicazioni chiare all’interno dell’Antico Testamento della trasformazione di certe cose. La ‘trasformazione’ è un altro fenomeno che riscontriamo nel rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Un esempio è il concetto di avere un’eredità. In Giosuè le undici tribù ricevono un’eredità geografica nella terra promessa (Giosuè 13:1-21:45). La tribù di Levi invece non riceve una fisica eredità geografica. La sua eredità è il Signore (Giosuè 13:33). Poi quando leggiamo i salmi vediamo che tale concetto viene applicato anche a ogni singolo credente (16:5; 119:57; 142:5). Nel Nuovo Testamento il concetto di eredità sarà poi impiegato in modo molto bello, per esempio, in questi versetti: Atti 20:32; Galati 3:18; Efesini 1:14, 18-19; 5:5; Ebrei 9:15; 1 Pietro 1:3-4. Il punto? Dio sceglie (perché l’aveva pianificato fin dall’inizio) di sviluppare (all’interno della Bibbia) determinati temi, dal loro primo impiego in poi. Altri esempi sarebbero Gerusalemme e il tempio.

4 Risposte a “Dio vuole che i cristiani osservino le feste ebraiche?”

  1. Domanda interessante; tempo fa anche io me l’ero posta e la risposta che mi sono dato era molto simile a quanto ha scritto lei, caro pastore, nell’articolo. Tema che comunque investe il più ampio argomento del rapporto fra i cristiani e i precetti dell’Antico Patto.
    Una cosa però vorrei aggiungere. Nel libro degli Atti si legge che, nei confronti dei credenti “stranieri” (ovvero non giudei), il sinodo di Gerusalemme, nelle persone di Pietro e Giacomo e assieme agli anziani, deliberò quali divieti dovevano essere loro imposti. Si decise che essi non dovevano seguire i precetti della legge di Mosé, ma solo dovevano astenersi “dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione”. Quando alcune volte mi ritrovo a leggere questo passo, mi viene sempre il seguente dubbio: i credenti giudei continuarono ad obbedire alla legge di Mosé? Continuarono ad osservare le feste? Continuarono a praticare la circoncisione? Sicuramente non offrirono più sacrifici, ma ad esclusione di questo, continuarono a seguire la Legge? Da quello che appare dal libro degli Atti sembra di si, però effettivamente rimane una ipotesi.

    1. Caro Giuseppe, grazie del tuo commento. Riscontri in entrambe le direzioni di quello che scrivi si trovano in più versetti di Atti e qua e là nel Nuovo Testamento. Inoltre, ci sono anche dati storici post-NT al riguardo. Tuttavia, a mio avviso, le rispose teologiche ai tuoi quesiti si trovano nel modo in cui crediamo di dover interpretare brani chiave del libro degli Atti. Sono prescrittivi o descrittivi? Prescrivono come dovrebbe essere la chiesa o descrivono come’era la chiesa in questa fase di transizione? A mio avviso, brani chiave – per esempio sul modo di scegliere il sostituto di Guida, l’avanzamento (da Gerusalemme a samaritani ai gentili) del dono dello Spirito ed anche i rapporti tra cristiani etnicamente ebrei e non-ebrei – sono descrittivi. Concludo questo dalla struttura del libro degli Atti ed anche dal modo in cui Atti segna esplicitamente delle fasi precise dell’avanzamento del vangelo, in nuovi posti geografici e tra nuove etnie. Parlo di qualche aspetto di questo nei seguenti due sermoni: La Pentecoste A (http://chiesalogos.com/dettaglioserieFinal.php?id_sermone=103&v=1); la Pentecoste B (http://chiesalogos.com/dettaglioserieFinal.php?id_sermone=104&v=1)

      1. Grazie a lei caro pastore per il chiarimento e per l’indicazione dei sermoni.
        Senza dubbio merita approfondimento il libro degli Atti, come del resto tutti gli altri libri della Scrittura.

        P.S. Ho trovato un modo per seguire i video dei sermoni senza problemi. Lo scrivo a beneficio di coloro che come me riscontrano dei problemi di interruzione dello streaming sul sito di chiesalogos. Basta scaricare iTunes e iscriversi al podcast della Chiesa. In questo modo il video può essere visto direttamente dal player iTunes senza problemi.

I commenti sono chiusi.