Il comma giovanneo fa parte della Bibbia o no (1 Giovanni 5:7-8)?

Giuseppe ha scritto: “L’argomento a cui faccio riferimento è il comma giovanneo che, l’ho scoperto da poco, non è riportato ormai in nessuna delle traduzioni moderne (mi sembra sia presente nella Diodati) a causa del fatto che non è presente nei più importanti manoscritti del Nuovo Testamento”.

Di traduzioni moderne italiane, tale passo si trova solo nella Nuova Diodata (NDiod).

Infatti, anche se non ci sono traduzioni perfette, un punto molto debole della NDiod è la critica testuale (ogni traduzione è criticabile in qualche modo). Questo è lampante proprio in riferimento a 1 Giovanni 5:7-8. Riportando il testo della NDiod, metterò in parentesi quadre le parole che mancano nei migliori manoscritti greci: “7 Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza [nel cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno. 8 Tre ancora sono quelli che rendono testimonianza sulla terra:] lo Spirito, l’acqua e il sangue; e questi tre sono d’accordo come uno.”

La Riveduta/Luzzi, Nuova Riveduta e CEI [una traduzione cattolica] saggiamente non stampano le parole messe in parentesi quadre, perché tali traduzioni seguono i principi più aggiornati della critica testuale. L’autore Giovanni aveva scritto in realtà: “7 Poiché tre son quelli che rendon testimonianza: 8 lo Spirito, l’acqua ed il sangue, e i tre sono concordi” (Riveduta). Con ogni probabilità le parole extra sono state aggiunte per motivi apologetici (= in difesa della fede) a favore della dottrina della trinità. Ma la Bibbia contiene già abbastanza passi trinitari (cfr. Il mio libro Comprendere la Trinità; in questo post invece c’è la scaletta del libro) e Dio non ha bisogno che noi gli diamo una mano a dimostrare che egli sia trino, aggiungendo tutte quelle parole alla lettera di Giovanni.

CODEX_SINAITICUS_1_John_5_7_8_Comma_Johanneum

Il testo di 1 Giovanni 5:7-9 nel codice sinaitico, in cui manca il comma giovanneo

Il passo in 1 Giovanni 5 è rappresentativo dell’approccio inadeguato alla critica testuale da parte di traduzioni come la Nuova Diodati. Qui bisogna tenere presente che la critica del testo non è un ramo delle scienze bibliche in cui ci sono schieramenti secondo raggruppamenti dottrinali. Infatti sulla pratica della critica testuale sono d’accordo protestanti (conservatori e liberali), cattolici, ebrei, “laici” e così via. Ciononostante, ci sono credenti ben intenzionati, ma poco istruiti su questo settore delle scienze bibliche, che intravvedono complotti liberali in riferimento alla critica testuale.

Per esempio: essi sentono dire che qualcosa manca nei migliori manoscritti e che, di conseguenza, non dovrebbe essere stampato nelle nostre Bibbia, e sulla base di questo credono che qualcuno voglia ‘togliere’ qualcosa dalla Bibbia e che, in tal caso, persone come me sarebbero sotto la maledizione pronunciata nel Nuovo Testamento (Apocalisse 22:19). Perché? Perché non abbiamo seguito la raccomandazione di Deuteronomio 12:32: “non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai.”

Ammiro lo zelo di tali credenti e, ripeto, tanti di loro sono molto sinceri e credono di difendere la Bibbia. Tuttavia, anche io sono interessato a difendere la Bibbia, ma con ragionamenti accademici quando si tratta di cose tecniche come la critica testuale. A proposito, e qui cito dalla NDiod: “non è bene per un’anima essere senza conoscenza; chi va a passi frettolosi sbaglia strada” (cfr. anche il principio trovato in Romani 10:2).

Più di quindici secoli fa, Girolamo sentiva proteste e accuse (simili a quelle ipotizzate sopra) quando, sulla base dell’ebraico originale, egli cercava di mettere ordine alle precedenti traduzioni latine, il cui risultato finale sarebbe stato la Vulgata. In risposta a tali critiche infondate, egli fece presente ciò che faremmo presente qui. Coloro che si prefiggono di seguire i principi consolidati della critica testuale moderna stanno semplicemente cercando di ripristinare la Bibbia alla sua forma originale, eliminando gli sbagli che sono entrati nei manoscritti e che, a volte, sono stati riportati nelle Bibbie a stampa. Non ci sfiora minimamente l’idea di togliere qualcosa dalla Bibbia! (Quello che ho appena scritto è molto più dolce e generoso delle parole effettive di Girolamo, che nel contesto faceva riferimento solo alle critiche ricevute per la sua correzione dei vangeli; cfr. J.N.D Kelly, Jerome. His Life, Writings, and Controversies, Hendrickson, Peabody 2000 [=1975] 89-90.)

Già nel 2007 nel mio libro Risposta a Inchiesta su Gesù, segnalai l’importanza della critica testuale (p. 71). Si tratta di un punto in cui dobbiamo crescere davvero come movimento evangelico conservatore italiano, perché in questo abbiamo una lacuna lampante ed anche imbarazzante.

I critici testuali sono infallibili? No, ma ciò che loro si prefiggono è nobile, ed è molto importante per coloro che vogliono leggere quello che hanno scritto Isaia, Paolo e gli altri autori biblici, e non le aggiunte fatte successivamente a loro.

Buona lettura della santa parola di Dio!

Qui riporto integralmente il lemma sul “comma giovanneo (comma Ioanneum)” di Sergio Cingolani, Dizionario di critica testuale del Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008, p. 71 (recensisco questo libro qui).

“In questo modo viene chiamato l’inciso nella lettera 1 Gv 5,7-8: ‘Poiché tre sono quelli che danno testimonianza [nel cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono una sola cosa. E tre rendono testimonianza sulla terra]: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi’.”

“Il testo, indicato tra parentesi quadre, manca nei manoscritti greci nel NT e in tutte le versioni antiche fino al IV secolo. Con molta probabilità il comma è il risultato di un’interpolazione apologetica inserita successivamente per motivi dottrinali. La frase è testimonianza in alcuni manoscritti della Vetus and della Vulgata, posteriori all’VIII secolo. La più antica testimonianza dell’inserimento si trova in un manoscritto latino del IV secolo attribuito a Prisciliano (ca. 340-386), vescovo di Avila, che di questo comma fa un’esegesi allegorica (Liber apologeticus).”

“Erasmo, nella sua terza edizione della Bibbia del 1520, introdusse questo passo spurio come risposta a una serie di critiche rivolte nei suoi confronti in merito all’assenza del brano nella prima edizione. Egli ammise di non aver mai visto un manoscritto contenente tale passo ma promise che l’avrebbe inserito, come poi fece, se avesse trovato una testimonianza antica. Sembra, ma sono ipotesi non dimostrate, che un manoscritto (minuscolo 61) fosse stato approntato appositamente per convincerlo. Nonostante la dichiarazione del 1897, approvata da papa Leone XIII, che non autorizza a rifiutare questo inserto testuale, la maggior parte degli studiosi cattolici non lo riconosce come appartenente al NT.”

Cfr. gli stessi argomenti e commenti simili nel classico di Bruce M. Metzger, A Textual Commentary on the Greek New Testament, London, United Bible Societies, 1971, pp. 715-7; sull’argomento, invece, più ampio della critica testuale di tutta la Bibbia: Paul D. Wegner, A Student’s Guide to Textual Criticism of the Bible, IVP Academic, Downers Grove, Illinois, 2006; (trad. ital. Guida alla critica testuale della Bibbia. Storia, metodi e risultati, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009).

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2 Risposte a “Il comma giovanneo fa parte della Bibbia o no (1 Giovanni 5:7-8)?”

  1. Grazie pastore per aver trattato l’argomento.
    Ho letto in proposito una osservazione, pertinente, che spesso viene riportata discutendo del comma e cioè che se quel passo fosse stato presente, di certo gli apoligisti del II secolo (e non solo) se ne sarebbero avvalsi per contrastare le eresie cristologiche che negavano la divinità di Cristo e le eresie antitrinitarie. Invece nessuno di quei Padri lo cita, quindi è più che probabile che quel testo non fosse conosciuto (e quindi assente dal testo biblico in uso all’epoca).

    1. Ciao Giuseppe, in effetti il tenere conto di cose del genere rientra nella tavolozza, complessa e variegata, del critico testuale. Grazie dell’osservazione!

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