La coscienza in 1 Timoteo

Fabio ha scritto: “volevo chiedere un quesito teologico riguardo la buona coscienza che troviamo un paio di volte in 1 Timoteo. Al cap. 1 il v. 5 Paolo dice che lo scopo dell’incarico affidato a Timoteo è l’amore che viene da: un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Poi al v. 19 Paolo dice a Timoteo di conservare la fede e una buona coscienza perché alcuni hanno rinunciato alla buona coscienza e la fede è naufragata. Mi ha colpito molto che la coscienza può far naufragare la nostra fede. Quello che ti volevo chiedere è come definiresti coscienza? E il rapporto tra la coscienza e lo Spirito Santo? E’ un discorso di identificazione che c’è dentro di noi, che ci ha dato Dio, del bene e del male?”

Darò dei dati che spero risponderanno alle domande specifiche di Fabio.

In 1 Timoteo si trova la parola “coscienza” nei seguenti 4 versetti: 1:5, 19; 3:9, 4:2.

Qui la coscienza fa riferimento a una cosa (in parte) innata nell’essere umano che gli dà la consapevolezza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.

Tale ruolo della coscienza viene illustrato bene in Romani 2:15. Quelli che non conoscono la legge di Dio “dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori [l’idea è “dentro di loro”], perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda.”

Qualche esempio. In tante culture una persona sa (in modo innato) che uccidere un amico per nessun motivo è una cosa sbagliata; e sa anche (in modo innato) che aiutare un amico che è in difficoltà è una cosa giusta.

Perché ho scritto sopra “innata” in parte? Perché quando siamo nati di nuovo Dio comincia a trasformare la nostra coscienza, tramite l’opera dello Spirito Santo, via via che facciamo nostri gli insegnamenti della Bibbia.

Un esempio. Prima di convertirsi magari la coscienza di qualcuno gli dava determinati limiti in ambito del furto. Forse non aveva problemi di rubare un’auto; ciononostante riteneva sbagliato costringere una persona, con la pistola puntata, ad uscire dall’auto per rubare quella macchina. Ma dopo la conversione, l’ex ladro legge nella Bibbia “chi rubava non rubi più” (Efesini 4:28); e a quel punto lo Spirito Santo usa quel versetto per cambiargli la coscienza in merito al furto. Adesso questo credente comprende che non dovrebbe rubare le auto per niente.

In 1 Timoteo 1:3 Paolo parla di persone che insegnano dottrine non cristiane. Tale attività non promuove (v. 4) “l’opera di Dio, che [invece] è fondata sulla fede”. L’opera di Dio nelle nostre vite fa progressi quando crediamo (= abbiamo fede o fiducia) in ciò che la Bibbia insegna (= la fede cristiana). Il contrario causa problemi. Per questo motivo, lo scopo di chi insegna in ambito cristiano deve essere: (v. 5) “l’amore che viene da (a) un cuore puro, da (b) una buona coscienza e da (c) una fede sincera”.

La cosa che accomuna queste tre cose (cuore, coscienza e fede) è l’abbinamento a ciascuna di un aggettivo positivo: puro, buona e sincera. Un insegnante che (nell’approccio al suo incarico) tiene a ciò che Dio dice, e non alle proprie idee, sta manifestando di agire con amore e (a causa di quest’approccio giusto) è orientato ad avere “un cuore puro”, “una buona coscienza” e “una fede sincera”. Facendo così, non si compirà in tale insegnante ciò che succede a quelli invece che non tengono agli insegnamenti di Dio, ma alle proprie idee. Ecco questi altri in 1 Timoteo 1:6: “Alcuni hanno deviato da queste cose e si sono abbandonati a discorsi vani” e così via.

A 1:18 Paolo si raccomanda che Timoteo continui a combattere per promuovere le cose di Dio e non le proprie, in tal modo (v. 19) “conservando la fede e una buona coscienza” (cose già viste sopra). Altri invece “hanno rinunziato…[a queste cose] e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede”. A questo punto Paolo nomina due esempi (v. 20).

Al lungo andare il “deviare” del v. 6 porta al “naufragio” del v. 19. Anche qui abbiamo il cambiamento della coscienza, però nella direzione sbagliata.

1 Timoteo 3:9 parla dell’importanza di una coscienza “pura”. In 1:5 avevamo visto un cuore “puro” e una “buona” coscienza. Il fatto che qui Paola abbini aggettivi differenti “con disinvoltura” vuol dire che il punto di fondo non è (in sé) il cuore, la coscienza o la nostra fede/fiducia. Ciò che importa a Dio è che il nostro atteggiamento interiore (espresso in tutt’e tre le parole: cuore, coscienza o la nostra fede/fiducia) sia orientato a imparare, seguire e impartire le sue, e non le nostre, vie.

In 1 Timoteo 4:1 Paolo spiega la defezione dalla fede cristiana di determinate persone, le quali hanno dato “retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni”. Queste persone sono “sviat[e] dall’ipocrisia [il contrario della sincerità, nel senso di trasparenza morale interiore] di uomini bugiardi [persone che spacciano le proprie idee per gli insegnamenti di Dio, cfr. 1 Timoteo 1:3-4, 6-7], segnati da un marchio nella propria coscienza.” Ecco la quarta volta che troviamo “coscienza” in 1 Timoteo.

Forse possiamo intravedere qui una sorta di progressione di peggioramento per chi non crede, non segue e non impartisce gli insegnamenti di Dio, ma le proprie idee (spacciandole per quelle di Dio).

In 1:6 “deviano”; in 1:19 fanno naufragio”; e in 4:2 la loro coscienza è ormai bell’e andata, tale che ci sia poca speranza che queste persone possano essere recuperate alla fede cristiana (per il principio, cfr. 2 Tessalonicesi 2:10-12).

Riporto qui i modi in cui alcune altre traduzioni della Bibbia rendono la frase, “segnati da un marchio nella propria coscienza” (che è la traduzione della Nuova Riveduta).

“Marchiati nella propria coscienza” (Nuova Diodati); “bollati a fuoco nella loro coscienza” (CEI cattolica); “cauterizzati nella propria coscienza” (Diodati antica).

Qual è il punto? La soppressione e la repressione della verità di Dio (cfr. Romani 1:18) è tale che la coscienza della persona in questione viene rovinata (marchiata, cauterizzata). A quel punto la persona, così ridotta, non ha più una bussola interiore (coscienza), nemmeno approssimativamente, attendibile per segnalare una cosa giusta come “giusta” e una cosa sbagliata come “sbagliata”.

Se qualcuno pensa di trovarsi in una situazione di stare per far naufragio della propria fede (“scherzando” con Dio), ecco qualche sermone per aiutarlo a non farlo.

Il concetto (Pietro Ciavarella)

– L‘ammonizione (Andrea Giorgi)

L’esortazione (Johnny Gravino)

Questa serie di sermoni, invece, darà una mano affinché tale persona possa rimettersi in carreggiata a 360 gradi.
 
“Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino” (Isaia 55:6).
“Perciò, chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere” (1 Corinzi 10:12). Grazie per le vostre preghiere per me.

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