Miriam o Maria, Yeshua o Gesù?

Miriam o Maria, Yeshua o Gesù?

Conosco una donna che fu chiamata Maria per tanti anni, anche se i genitori avrebbero voluto metterle il nome Miriam. Le leggi fasciste impedirono tale desiderio. Ma dovremmo sentirci meno ‘biblici’ se chiamiamo la madre dell’Uomo di Nazaret Maria, e lui Gesù?

Ci sono persone che trattano questa tematica come una questione teologica. Ma, in realtà, qui ci troviamo davanti un argomento linguistico che ha poco a che vedere con la teologia.  Si tratta invece del modo in cui una determinata lingua incorpora una parola o un nome che viene da un’altra lingua. Nel caso specifico, del modo in cui il greco incorporò questi due nomi.

L’Antico Testamento fu scritto in ebraico (con qualche porzione in aramaico), una lingua semitica. Il Nuovo Testamento fu scritto in greco. Miriam/Maria e Yeshua/Gesù erano ebrei. Dal momento in cui Dio fece scrivere il Nuovo Testamento in una lingua non semitica, un problema linguistico (non teologico) doveva sorgere. Come sarebbero stati scritti i nomi semitici Miriam e Yeshua?

Gli scrittori neotestamentari, per lo più ebrei (Luca che scrisse Luca e Atti non era ebreo), non esitarono a inserire nei testi ispirati forme lievemente differenti da quelle ebraiche. Infatti in greco essi scrivevano iesous (ho scritto qui le lettere greche con le nostre lettere, una pratica chiamata la ‘traslitterazione’) per far riferimento all’Uomo di Nazaret. Questo magari ci fa sorgere un altro problema. Se non è necessario chiamare ‘Gesù’ Yeshua (non avevano scrupoli a riguardo né Paolo né gli altri), allora dobbiamo almeno chiamarlo Iesous (anziché con la forma italiana Gesù)? No.

Il motivo riguarda, nuovamente, non la teologia bensì la linguistica e la fonetica. Ogni lingua predilige certe catene e certe combinazioni fonetiche. Questo è uno dei motivi per cui è così difficile pronunciare veramente bene una lingua straniera. Le nostre bocche sono abituate a fare i nostri suoni ‘preferiti’, non quelli delle altre lingue. Col passar del tempo, per motivi vari, il nome di Yeshua/Iesous si fossilizzò in italiano come ‘Gesù’.

Se diamo un’occhiata, però, al documento cinquecentesco il “TRATTATO VTILISSIMO DEL BENEFICIO DI GIESV CHRISTO CROCIFISSO VERSO I CHRISTIANI”, vedremo più cose interessanti. Anzitutto, CHristo ha un ‘h’. Poi GIesu non è scritto proprio come lo scriveremmo noi oggigiorno. Vedreste le stesse rappresentazioni fonetiche, se consultaste il facsimile della Bibbia di Antonio Brucioli del 1532 (ecco due possibili link: uno, due).

Queste lievi differenze non dovrebbero sorprenderci. La lingua italiana che parliamo oggi è, in più modi, differente da quella del Brucioli e degli autori del Beneficio di Cristo. (A proposito, avete notato come ho appena modernizzato Christo quando adesso, per la seconda volta, ho scritto il titolo di quell’opera?) E possiamo anche proiettare questo principio nel futuro.

Se Cristo non torna a breve, forse tra cinquecento anni i nostri discendenti italiani chiameranno Yeshua/Iesous/Giesu/Gesù in un modo leggermente differente. E perché? Perché le lingue si evolvono.

Va da sé che gli stessi principi linguistico-fonetici sono applicabili al nome della madre di Gesù. Ma nel suo caso i dati neotestamentari sono più curiosi, perché in questo caso troviamo sia mAriam (non mIriam) sia maria (ecco di nuovo utilizzo la traslitterazione per rappresentare, con le nostre lettere, le lettere greche).

Attenzione: le seguenti statistiche riguardano tutte quelle donne (e non solo la madre di Gesù) che hanno quel nome e che sono menzionate nel Nuovo Testamento. Mariam si trova 27 volte in 27 versetti: Matteo 13:55; 27:61; 28:1; Luca 1:27, 30, 34, 38, 39, 46, 56; 2:5, 16, 19, 34; 10:39, 42; Giovanni 11:2, 19, 20, 28, 31, 32, 45; 12:3; 20:16, 18; Atti 1:14.

Invece, Maria è trovata 27 volte in 21 versetti; i versetti sono meno perché il nome in questione si trova due volte in sei versetti, ovvero: Matteo 27:56; Marco 15:40, 47; 16:1; Luca 24:10; Giovanni 19:25. Ecco tutti i versetti dove si trova la forma Maria: Matteo 1:16, 18, 20; 2:11; 27:56, 61; 28:1; Marco 6:3; 15:40, 47; 16:1, 9 (il v. 9 non fa parte dell’originale Vangelo di Marco, ma ciò non ha tanta importanza per questa indagine); Luca 1:41; 8:2; 24:10; Giovanni 11:1; 19:25; 20:1, 11; Atti 12:12; Romani 16:6.

Se volete, potete cercare tutti questi versetti (anche nel testo greco). Tuttavia, avrete già capito che, per noi, italiani del XXI secolo, va più che bene chiamare l’autrice del Magnificat (Luca 1:46-55) proprio Maria.

Personalmente, ho trascorso tanti anni all’estero. Nel paese in questione non chiamavo le due persone della nostra indagine né Miriam/Maria, né Yeshua/Gesù, bensì Mary e Jesus. Forse anche tu hai vissuto all’estero, in paesi in cui si usavano forme leggermente differenti. Si tratta di questioni fonetiche, non teologiche.

Inoltre, conosco l’ebraico l’aramaico e il greco, le tre lingue bibliche. Ciononostante, quando parlo di queste due persone, mi sento completamente a posto, completamente ‘in regola’, usando i loro attuali nomi standard italiani. E quali sono? Gesù e Maria. Invito anche voi a fare lo stesso.

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