Non riesci a trovare la gioia? Eccola qui!

Rallegratevi sempre nel Signore!

Un tema importante della Lettera ai Filippesi è la gioia. Questo è già chiaro dalla frequenza in essa di parole che riguardano la gioia. Infatti in questa breve lettera il sostantivo ‘gioia’ (chara) si trova 5 volte (1:4, 25; 2:2, 29; 4:1); il verbo ‘rallegrarsi’ (chairo) 9 volte (1:18[bis]; 2:17, 18, 28; 3:1; 4:4[bis], 10) e il verbo composto ‘rallegrarsi insieme’ (syn-chairo) 2 volte (2:17, 18). Si tratta, complessivamente, di 16 occorrenze di parole per gioia. In quanto segue commento brevemente tali versetti con una doppia speranza: che siate incoraggiati nel Signore e che, se volete, possiate usare questi dati nei vostri studi biblici con gli altri.

In 1:3 Paolo ringrazia il Signore per i credenti di Filippi dicendo di pregare “4…con gioia [chara] 5 a motivo della vostra partecipazione al vangelo”. La conversione degli altri e la loro perseveranza nella fede dovrebbero suscitare in noi la gioia.

Paolo scrive dal carcere e viene a sapere che ci sono credenti che operano per Cristo ma contro Paolo. Cosa ne pensa lui? “1:18 Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro [chairo], e mi rallegrerò [chairo] ancora.” Che gigante spirituale! Le priorità di Paolo erano chiare: prima l’annuncio di Cristo, poi la persona di Paolo. Uno stadio importante della maturità spirituale è quando siamo in grado di gioire nell’annuncio di Cristo, anche se altri credenti cercano di farci soffrire.

Paolo non aveva problemi di essere giustiziato come prigioniero di Cristo, perché ciò l’avrebbe fatto stare immediatamente alla presenza del suo Signore. Ma era anche combattuto al riguardo. Perché? Perché voleva aiutare il gregge di Cristo, contribuendo anche alla loro gioia. “1:25 Ho questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia [chara] nella fede”. Aiutiamo gli altri a fare progressi nella fede? Se sì, stiamo anche contribuendo alla loro gioia.

Paolo parla più volte in questa lettera dell’importanza dell’unità. Forse ciò è dovuto al fatto che c’era a Filippi un po’ di disunità. Ad ogni modo in 2:2 egli scrive che i Filippesi possono contribuire in un modo ben preciso alla sua gioia: “rendete perfetta la mia gioia [chara], avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento”. Chi fa il pastore o l’anziano sa bene quanto ci rallegriamo quando c’è un’unità biblica tra i membri della nostra comunità.

A metà di questo capitolo, dopo aver esortato i Filippesi a una vita consacrata a Cristo, l’apostolo torna a menzionare le proprie sofferenze. In questo contesto egli dice due volte di gioire ben volentieri di soffrire per la loro fede e incoraggia loro altrettante volte a rallegrarsi. “2:17 Ma se anche vengo offerto in libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede, ne gioisco [chairo] e me ne rallegro con [synchairo] tutti voi; 18 e nello stesso modo gioitene [chairo] anche voi e rallegratevene con [synchairo] me.” Quelli che ci aiutano nella fede – anche a proprio rischio – trovano una grande gioia nella nostra crescita e ci invitano a condividere tale gioia, la cui fonte ultima è il nostro comune Signore.

I Filippesi avevano mandato Epafrodito ad assistere Paolo, ma il primo si è ammalato. Epafrodito stava in ansia perché sapeva che i Filippesi erano venuti a sapere che egli stava male. Dio ha avuto pietà e ha guarito questo fratello. Ora in un atto di profondo affetto Paolo manda Epafrodito di nuovo a casa, spiegando perché in 2:28-29. “28 Perciò ve l’ho mandato con gran premura, affinché vedendolo di nuovo vi rallegriate [chairo], e anch’io sia meno afflitto. 29 Accoglietelo dunque nel Signore con ogni gioia [chara] e abbiate stima di uomini simili; 30 perché è per l’opera di Cristo che egli è stato molto vicino alla morte, avendo rischiato la propria vita per supplire ai servizi che non potevate rendermi voi stessi.” Come Paolo, dovremmo pensare a come possiamo aiutare gli altri a gioire nel Signore e dovremmo accogliere con stima e con gioia le donne e gli uomini che si sacrificano per la causa del vangelo. Come coda di questo passaggio, in 3:1 Paolo esorta di nuovo alla gioia: “Del resto, fratelli miei [e sorelle mie], rallegratevi [chairo] nel Signore.”

All’inizio del capitolo 4, l’apostolo scopre il proprio cuore dichiarando ai Filippesi il suo profondo affetto per loro: “Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi [e sorelle mie care e desideratissime], allegrezza [chara] e corona mia, state in questa maniera saldi nel Signore, o diletti!” Poi poco dopo, come primo tassello del passo su come non preoccuparsi (4:4-9), Paolo esorta ancora alla gioia: “4 Rallegratevi [chairo] sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi [chairo].” Prima di scrivere questo post, francamente ero un po’ depresso. Ma, in parte, tale depressione sta passando un po’, proprio perché sto meditando sulle esortazioni apostoliche alla gioia!

I Filippesi avevano deciso di aiutare Paolo economicamente (4:10) e questo dava gioia all’apostolo, anche se lui era capace di accontentarsi di poco (vv. 11-13). Egli scrive: “10 Ho avuto grande gioia [chairo] nel Signore, perché finalmente avete rinnovate le vostre cure per me; ce pensavate sì, ma vi mancava l’opportunità.” Tanti servi di Cristo in Italia vivono con poco, servendo persone che spesso hanno non poco. Quando la gente si sveglia spiritualmente e segue il principio di 1 Corinzi 9:11 (“se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali?”), i servitori ringraziano i donatori e si rallegrano nel loro comune Signore. (Se leggete anche i versetti 17 e 19, avete il quadro completo.)

Rallegrati nel Signore!

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